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Collaboratori a partita iva: come funziona l’eventuale assunzione

02/12/2020
Redazione

Collaboratori a partita IVA: quando conviene assumere

 

Il lavoro è diventato flessibile lo sappiamo, se prima era una necessità dettata dalla congiuntura economica, adesso, con la diffusione dello smart working assumere collaboratori a partita IVA è diventata un’esigenza pratica.

Assumere dipendenti con partita IVA permette alle aziende di risparmiare sui costi, in quanto si viene meno alla maggior parte degli oneri che spettano al datore di lavoro quando assume un dipendente con altre forme contrattuali.

Servendosi della collaborazione con personale provvisto di partita IVA il datore di lavoro è quindi esonerato dal pagamento di:

  • Ferie;
  • TFR;
  • Contributi previdenziali;

In questo articolo trattiamo il tema “collaboratori a partita IVA” a 360°, vi spiegheremo che cos’è una partita IVA, quando conviene assumere i collaboratori con questa modalità, quali vantaggi ne otterrete e quali rischi si corrono.

 

Siete pronti?

Iniziamo!

Collaboratori a partita IVA: tutto quello che c’è da sapere

 

La partita IVA è un numero di 11 cifre che identifica un contribuente che può essere sia una società, sia una persona fisica.

Di queste undici cifre:

  • Le prime sette indicano il nome o la denominazione del titolare;
  • Le tre seguenti corrispondono a un codice identificativo dell’Agenzia delle Entrate;
  • L’ultima cifra ha una funzione di controllo.

Deve aprire una partita IVA chiunque eserciti un’attività economica abituale e continuativa.

 

 

Quando si possono assumere collaboratori a partita IVA

 

La legge è molto severa in materia, anche perché negli ultimi anni si è diffuso il fenomeno delle partite IVA fittizie, ovvero quei veri e propri rapporti di lavoro subordinato che venivano mascherati da prestazioni occasionali in modo da aggirare gli oneri spettanti ai datori di lavoro in materia di assunzioni.

La legislazione si è fatta quindi più attenta e ha stabilito che si possono assumere dipendenti a partita IVA solo se questi rientrano nelle seguenti categorie di lavoratori:

  • Soggetti iscritti ad albi professionali (medici, psicologi, giornalisti, architetti, ingegneri, notai, ecc.);
  • Soggetti che forniscono prestazioni lavorative grazie a un alto livello di formazione documentata da diplomi di maturità, o qualifiche conseguite al termine dell’apprendistato;
  • Soggetti che forniscono prestazioni lavorative grazie a un alto livello di formazione frutto di almeno 10 anni di esperienza nel settore in cui si opera;
  • Soggetti che posseggono un reddito annuo lordo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali.

Per semplificare questo elenco di non immediata comprensione, ci si può avvalere di collaboratori a partita IVA solo se questi forniscono una prestazione lavorativa altamente qualificata.

 

 

Quando non è possibile assumere collaboratori a partita IVA

 

Come abbiamo accennato nei paragrafi precedenti la legge si è fatta molto più attenta negli ultimi anni, avendo come obiettivo quello di “smascherare” finte partite IVA che nascondevano rapporti di lavoro subordinato.

È stato il discusso JOBS ACT a definire con precisione la materia, stabilendo che non si possono assumere collaboratori con partita IVA se ricorrono le seguenti tre condizioni:

  • Se la collaborazione tra le parti, nell’ arco di un anno civile, supera i 241 giorni, ovvero di 8 mesi l’anno per due anni consecutivi;
  • Se l’80% del reddito del possessore di partita IVA deriva da incarichi provenienti dallo stesso committente;
  • Se il collaboratore con partita IVA possiede uno spazio di lavoro fisso all’interno dell’azienda del committente.

Assunzione collaboratori a partita IVA: i rischi che si corrono

 

Abbiamo visto come l’ordinamento giuridico italiano punisca duramente le partite IVA fittizie. I rischi che si corrono ad assumere collaboratori a partita IVA senza rispettare i parametri stabiliti dal Job Act sono i seguenti:

  • La conversione del rapporto di lavoro da collaborazione con partita IVA a collaborazione coordinata e continuativa;
  • Pagamento delle somme riguardanti l’assicurazione sugli infortuni (ove dovuta) e la registrazione del lavoratore alla gestione separata dell’Inps;

In questi casi è sempre meglio affidarsi alla consulenza di un team di esperti del settore che studiano la situazione caso per caso e che sono in grado di consigliare una forma contrattuale a misura delle esigenze del vostro business! Contattaci per avere maggiori informazioni!

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