Con la pubblicazione del nuovo codice della crisi d’impresa, a partire dal 1° settembre 2021 verranno introdotte delle procedure di allerta in grado di individuare le imprese in crisi.
Lo scopo è quello di anticipare l’emersione di situazioni critiche e difficilmente sanabili nei confronti dei creditori.
Ma vediamo insieme che cosa si intende per crisi d’impresa e quali sono i contenuti principali del nuovo codice crisi d'impresa.
Con l’emanazione della legge 19 ottobre 2017 n. 155 sono stati fissati i principi generali e i criteri direttivi per la riforma complessiva delle procedure concorsuali ai fini di superare la cosiddetta legge fallimentare e anche della procedura sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento per un’impresa (ex legge 27.01.2012, n. 3.01.2012, n. 3).
I principi generali e i criteri di riforma sono esposti nel D.lgs. 12 gennaio 2019 n. 14, ovvero nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
L’entrata in vigore del codice crisi d’impresa era fissata al 15 agosto 2020 ma ha subito uno slittamento al 1° settembre 2021.
Quali sono i contenuti della riforma crisi d'impresa 2020? Innanzitutto l’articolo 389 dispone l’entrata in vigore del decreto, stabilendo che:
Ma cosa dice esattamente il nuovo decreto? Scopriamolo insieme.
La regola fondamentale del nuovo codice della crisi d’impresa riguarda l’utilizzo ponderato delle misure protettive da parte del debitore.
In poche parole, la riforma prevede che le misure protettive abbiano una durata di massimo 12 mesi, anche non consecutivi ma compresi proroghe e rinnovi. Non solo: l’accesso non sarà più collegato in automatico alla presentazione della domanda di concordato, ma dipenderà dalla richiesta del debitore e dall’autorizzazione del giudice.
L’azienda in crisi, quindi, potrà ricorrere a tali misure di protezione soltanto in caso di reale pericolo, ovvero quando le iniziative individuali dei creditori possono andare a compromettere l’integrità del patrimonio dell’impresa.
Sì, perché un patrimonio aziendale, se risanato, può ancora generare valore ma se viene intaccato dalle azioni individuali rischia una vera e propria liquidazione atomistica, dannosa anche per i creditori.
Introducendo la scadenza di 12 mesi, il blocco delle procedure esecutive e cautelari potrebbe così ridursi prima che si concluda la procedura di concordato preventivo. In tal modo i creditori potrebbero assorbire o riprendere tutte le azioni a tutela dei loro interessi individuali.
Quali sono le novità più importanti del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza? Oltre all’articolo 389 che dispone l’entrata in vigore del decreto, è doveroso segnalare altri contenuti rilevanti:
Da segnalare, infine, l’art. 379 del Codice di crisi d’impresa, il quale – riformulando il terzo e quarto comma dell’art. 2477 del Codice Civile – modifica i presupposti in presenza dei quali sarà obbligatoria la nomina dell’organo di controllo o del revisore nelle società a responsabilità limitata.
Tale adempimento, in particolare, sarà necessario qualora la società:
Le società soggette alla nuova normativa dovranno procedere alla nomina del revisore o dell’organo di controllo entro 9 mesi dall’entrata in vigore del codice crisi d’impresa e, ove necessario, dovranno adeguare lo statuto o l’atto costitutivo dell’azienda.
Con l’entrata in vigore del codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, attualmente fissata al 1° settembre 2021, saranno attuate le procedure di allerta in grado di individuare le imprese in crisi e di anticipare, quindi, l’emersione di situazioni critiche.
Sarà il Cerved a monitorare gli indici in grado di far scattare l’allarme; tra questi – come individuato dall’ultimo rapporto dello stesso Cerved sui bilanci 2018 – la presenza di un patrimonio netto negativo risulta essere quello più diffuso tra le imprese italiane. Verranno presi in considerazione anche altri indici, alcuni diversi a seconda del settore e altri in comune a tutte le imprese (come ad esempio quelli che riguardano debiti per retribuzioni scaduti verso i dipendenti, debiti scaduti verso i fornitori, liquidità a breve termine, oneri finanziari, etc.).
Stando ai dati più recenti, purtroppo saranno le imprese più piccole ad essere maggiormente esposte ai rischi, con una percentuale dell’11,1% sulle 465.888 microimprese considerate in difficoltà. In poche parole, più di una su dieci è a rischio di segnalazione.
Inoltre, le microimprese costituiscono l’86% delle società con patrimonio netto negativo.
Come prevenire tali segnalazioni e mettersi al riparo dalla crisi d’impresa? La soluzione più idonea e sensata è quella di dotare la propria impresa di un sistema di monitoraggio in grado di rilevare l’emergere di condizioni di sofferenza e di crisi aziendale.
È necessario, dunque, un salto di qualità nella cultura finanziaria dell’impresa, con una maggiore capacità di prevedere i flussi di cassa e di orientare programmazione e investimenti.
Lex e Business nasce proprio per fornire assistenza e strumenti mirati al raggiungimento di tali obiettivi.