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Contratto di Collaborazione Professionale con Partita IVA: Novità 2023

15/02/2023
Redazione

Contratto di collaborazione professionale con partita IVA: novità 2023

La grande novità di questo inizio 2023, in tema piccole e medie imprese, è stato senza dubbio il nuovo limite dei ricavi per il regime forfettario, che passa dai precedenti 65.000 € a 85.000 €. Un bel vantaggio per quelle attività che rischiavano di sforare i limiti e non poter usufruire del regime fiscale semplificato. Questo, però, ci porta a voler approfondire un altro aspetto che interessa molti imprenditori italiani: il contratto di collaborazione professionale a partita IVA.

In questo articolo vogliamo proprio esplorare il tema delle collaborazioni a partita IVA, un'opzione sempre più popolare per le piccole imprese (PMI) che cercano di ridurre i costi e aumentare la flessibilità. Analizzeremo i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di rapporto lavorativo, nonché le responsabilità legali e fiscali che ne derivano. Inoltre, forniremo consigli pratici per gli imprenditori che valutano di avvalersene. Lex e Business è al fianco delle aziende che vogliono migliorare la propria gestione e implementare strategie efficaci di crescita del proprio business. Per questo vi invitiamo a fissare una prima consulenza gratuita, in cui potrete esprimere le vostre esigenze e necessità e raccogliere i primi suggerimenti operativi per dare nuova energia alla vostra attività.

Cos'è una collaborazione professionale con partita IVA?

Una collaborazione a partita IVA è una forma di lavoro autonomo in cui un'azienda o un libero professionista, detto collaboratore a partita IVA, fornisce un servizio a un'altra azienda, detta committente, in base a un contratto di collaborazione professionale, di un mandato, di un ordine di lavoro o di un contratto di prestazione d'opera.

La caratteristica principale è, appunto, che il collaboratore a partita IVA svolge il servizio come lavoratore autonomo, e non come un dipendente subordinato al committente, ed è pertanto responsabile della propria gestione amministrativa e fiscale.

Vantaggi e svantaggi del contratto di lavoro con partita IVA

I settori interessati sono molteplici. Artigiani, commercianti e liberi professionisti sono le categorie che comunemente possono trovarsi a gestire questo tipo di rapporto professionale.

I vantaggi delle collaborazioni a partita IVA per le PMI sono:

  • la maggiore flessibilità nella scelta dei collaboratori;
  • la riduzione dei costi legati all'assunzione di dipendenti;
  • il rischio economico che rimane a carico del lavoratore autonomo.

In realtà, anche i collaboratori possono trovare interessanti vantaggi:

  • la libertà di gestirsi gli orari di lavoro;
  • l'autonomia di organizzazione delle modalità operative.

D'altra parte, gli svantaggi possono essere la difficoltà nella gestione amministrativa e fiscale, nonché la mancanza di tutele per il collaboratore professionale a partita IVA in caso di controversie con il committente. Proprio per questo motivo, è sempre bene chiarire con estrema trasparenza gli estremi della collaborazione, così da non trovarsi problemi nel medio-lungo periodo.

Responsabilità legali e fiscali delle collaborazioni a partita IVA

Le piccole e medie imprese e i professionisti che scelgono di avvalersi di collaborazioni a partita IVA devono essere consapevoli delle proprie responsabilità legali e fiscali.

In primo luogo, è importante sottolineare che il collaboratore a partita IVA è considerato un'impresa individuale e non un dipendente del committente. Ciò significa che è responsabile della propria gestione amministrativa e fiscale, tra cui la presentazione della dichiarazione dei redditi e il pagamento delle imposte, così come è libero di organizzare i suoi orari ed il suo luogo di lavoro.

Per quanto riguarda le aziende committenti, invece, dovranno assicurarsi il mantenimento delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Le leggi sulla sicurezza sul lavoro si applicano anche alle collaborazioni a partita IVA, pertanto il committente deve assicurarsi che il lavoratore autonomo, quando presente in azienda, abbia una situazione adatta a svolgere l'opera in modo sicuro. In caso di incidenti sul lavoro, infatti, il committente potrebbe essere ritenuto legalmente responsabile.

In caso di controversie tra il collaboratore a partita IVA e il committente, è importante sottolineare che il collaboratore a partita IVA non ha la stessa tutela garantita ai dipendenti. Ad esempio, non ha diritto alla disoccupazione o alla malattia, e non può fare affidamento sulla protezione contro il licenziamento ingiusto. Pertanto, è importante stabilire un contratto ben definito che chiarisca i termini e le responsabilità dei due soggetti coinvolti.

Consigli pratici per le piccole e medie imprese: i contratti

Sicuramente è molto importante affidarsi a professionisti per la gestione amministrativa e fiscale, elemento che può aiutare a evitare eventuali problemi con le autorità, o disaccordi fra le parti. Stipulare un contratto di collaborazione con una partita IVA, infatti, non è obbligatorio per legge. L'opera può anche essere commissionata con un ordine di lavoro, ovvero un documento che fornisca le informazioni utili per la sua esecuzione, o semplicemente con accordi presi tra le parti.

Avere un contratto scritto, però, salvaguarda da eventuali contenziosi sia il committente che il prestatore d'opera. Nel documento dovrebbero essere riportati:

  • i tempi di consegna;
  • la descrizione dettagliata del lavoro da svolgere;
  • eventuali materiali o strumenti utilizzati;
  • il costo pattuito fra le parti;
  • le modalità di recesso.

Questo permetterà di creare ordine nella gestione del lavoro e nell'organizzazione di tutti gli altri settori produttivi, proprio in virtù del fatto che il contratto di collaborazione professionale a partita IVA non prevede vincoli di subordinazione. Il lavoratore autonomo, pertanto, non ha vincoli di orari o di gestione del lavoro, sempre però nel rispetto delle tempistiche e delle modalità accordate con il committente.

 

E se le attività o i professionisti in regime forfettario volessero avere a loro volta dipendenti o collaboratori?

Come ultimo consiglio, ricordiamo che anche per le attività che operano in regime agevolato, ovvero il regime forfettario, è possibile avere collaboratori ed anche dipendenti. È importante tenere traccia dei pagamenti effettuati e delle fatture ricevute dai collaboratori a partita IVA, per evitare di incorrere in sanzioni fiscali e per averne testimonianza in eventuali controversie. Con l'aumento del limite dei ricavi per il regime forfettario, sono sicuramente molte le attività che potranno scegliere questa forma agevolata, avvalendosi al contempo di forme di collaborazione con lavoratori autonomi e liberi professionisti, e addirittura dipendenti. È molto importante, però, spendere cifre superiori a 20.000 € lordi all’anno per i collaboratori o i dipendenti, pena il decadimento del regime agevolato dall’anno successivo.

Attenzione agli abusi: la presunzione di subordinazione

Avrete sicuramente già sentito parlare del fenomeno delle false partite iva. Ebbene, questa situazione si verifica quando il committente pretende di trattare il lavoratore autonomo come un dipendente, ovvero con una postazione di lavoro in azienda, con orari fissi e obbligati ed una continuità nell’opera prestata. La legge considera queste caratteristiche come una presunzione di subordinazione. Ciò avviene anche quando il lavoratore viene costretto ad aprire una partita iva pur di non perdere l’occasione di collaborare con l’azienda. In questi casi, se accertati, il committente subirà pesanti sanzioni e dovrà riparare alle sue mancanze, mentre il “finto” lavoratore autonomo godrà di maggiori tutele.

Concludendo, questi sono tutti argomenti importanti, che toccano da vicino molti imprenditori italiani. Per qualsiasi dubbio a riguardo, Lex e Business rimane a vostra disposizione e a supporto.

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