Una volta finiti gli studi in economia e commercio, ho cominciato a lavorare come dipendente presso la SEA di Malpensa, una grossa azienda municipalizzata.
Successivamente, ho capito che la strada da dipendente non era quella giusta per me, così ho intrapreso la carriera di professionista. Prima nell’ambito della consulenza finanziaria “pura e dura” per privati e poi, per cause fortuite, sono entrato in contatto con una società di consulenza direzionale a Novara. All’epoca era di medie dimensioni, ma in seguito è diventata un'azienda con oltre duecento dipendenti.
Dal 2008 in poi ho sempre lavorato in questo settore: per 10 anni mi sono occupato di analisi aziendale: attività che precede il management. Questo implica andare in azienda per una o due giornate di lavoro al fine di fare una fotografia economica, finanziaria, commerciale e patrimoniale dell'attività, e capire se c'è spazio per svolgere qualche tipo di attività di supporto alla compagine sociale per migliorare gli aspetti gestionali. Il supporto può consistere, ad esempio, nel costruire un prezzo, nel saper leggere il bilancio, controllare i costi, gestire bene le banche e non solo.
Dal 2018 sono passato dall’analisi al management, e grazie alla mia vena commerciale maturata negli anni, ho comunque mantenuto una posizione un po' ibrida di analista con competenze manageriali.
Queste caratteristiche le metto tuttora in pratica presso Lex e Business, dove sono entrato circa due anni fa. Aiuto i consulenti ad avviare nuovi progetti appena venduti, cerco di assistere il consulente nell'eventuale ampliamento dei progetti da parte dei clienti e affianco i nuovi consulenti. Negli ultimi due anni ho gestito il processo di recruitment, ingaggiando dieci nuovi consulenti per il reparto management.
Ricopro sostanzialmente ruoli diversi e questa poliedricità mi piace molto, perché non sono mai stato una persona che si limita ad un’unica tipologia di attività.
Per quanto riguarda invece i clienti sicuramente il nostro lavoro, post-Covid soprattutto, ha fatto sì che la necessità che il cliente dimostri di gestire meglio la propria azienda rispetto alla concorrenza, rispetto al mercato e rispetto a tutto quello che accade diventa sempre più importante. Ci rendiamo sempre più conto purtroppo che gli imprenditori questo tipo di consapevolezza non ce l’hanno; nessuno insegna loro a gestire l’azienda correttamente. Infatti, l’imprenditore di seconda o terza generazione ha imparato dai nonni, dal papà o dagli zii a gestire l’azienda familiare, oppure ha semplicemente aperto la partita iva ed è diventato imprenditore ma senza avere alcuna competenza.
Quello che spesso ci capita di vedere sono imprenditori che sbagliano preventivi, cioè banalmente non sanno proprio costruire un prezzo: si basano sul mercato ma non sanno se quel prezzo con cui escono è appropriato.
Nessun imprenditore ha idea di come si gestiscano le banche, di quanto ti costi un euro che prendi in una banca, non hanno bene idea di quanto ammonti il proprio fabbisogno finanziario. Pochi sanno leggere il bilancio e sono in grado di pianificare.
Spesso, se chiedi a un imprenditore di qualsiasi azienda quanti soldi devono uscire mensilmente dal proprio conto corrente nei prossimi sei mesi, indipendentemente dal fatto che si fatturi o meno, lui non lo sa. Quindi, non avendo questa conoscenza, gli imprenditori lavorano a vista: il loro unico pensiero è fare fatturato e lavorare, comportandosi essenzialmente come “operai con partita IVA”. Infatti, accade spesso che chi è fortunato e lavora in un settore di nicchia, con poca concorrenza, riesca ancora a guadagnare. D'altra parte, chi è meno fortunato, come ad esempio l’edile di turno, lavora soprattutto per pagare le spese, e ovviamente c'è una notevole differenza tra pagare e guadagnare.
Questi problemi hanno origini precedenti alla pandemia da COVID-19, la quale ha contribuito ad amplificarli ulteriormente; tuttavia, la mala gestio era già presente, semplicemente prima costava meno.
Una delle cose fondamentali da spiegare agli imprenditori è quanto sia oneroso gestire male, non solo in termini economici. È frequente osservare imprenditori che perdono la motivazione nel loro lavoro e si trovano a lavorare solo per coprire i costi dei dipendenti, fornitori e banche. È evidente che spesso le seconde e terze generazioni, incluso giovani di 25/30 anni, non sono interessati a prendersi responsabilità.
Come controtendenza, ci sono situazioni particolari, come quella di una mamma di 45 anni che ha aperto una startup, poiché si sentiva una imprenditrice nel profondo, e ha lasciato una posizione eccellente in una grande azienda per avviare la sua attività.
Nel frattempo, ci troviamo di fronte a giovani figli di imprenditori che non hanno neanche la voglia di prendere una penna per scrivere. Uno dei nostri compiti è, infatti, garantire che chi prenderà in mano un'azienda già avviata abbia la possibilità di commettere meno errori possibile in futuro. Il nostro core business è diventato la formazione manageriale, ovvero, insegnare a tutte queste persone come evitare di farsi male.
Devo dire che nella maggior parte dei casi, osservando i risultati di Lex e Business, ciò sta accadendo: c'è una grande richiesta di supporto e molto lavoro da svolgere.
Da un punto di vista personale, l'attività che svolgo come consulente mi ha dato la possibilità di pianificare e gestire la mia agenda lavorativa in modo corposo e stimolante, migliorando la qualità della mia vita.
Per dieci anni ho lavorato senza avere una vera e propria agenda: mi dicevano alle 5.30/6 di sera 'domani sei ad Ascoli', oppure 'domani vai a Roma, poi a Bolzano'. Il lavoro era organizzato in questo modo, mantenendomi costantemente impegnato, e devo dire che ha funzionato. Ho acquisito una competenza che potrei applicare ovunque oggi, perché in realtà siamo pochi coloro che si sono specializzati nell'analisi e continuano a farlo, circa una trentina in Italia. L'esperienza di consulente per dieci anni mi ha insegnato un'etica del lavoro, del rispetto degli orari e del lavoro altrui molto elevata.
Mi reputo una persona molto trasparente, amo dire le cose in maniera definitiva e definita, nel bene e nel male, a livello professionale e la stessa cosa mi aspetto dai clienti nei miei confronti. Dal punto di vista personale, il fatto di avere ora una programmazione più lineare mi consente di condurre una vita più stabile e normale.
Mi piace molto l'esperienza presso Lex e Business perché vedo realizzarsi molte delle tematiche di cui si è parlato anche in altre esperienze precedenti, ma che per varie ragioni non si sono mai concretizzate. La prima di queste è lavorare per il bene del cliente. Altrove si lavorava in stile "fatturificio", senza concentrarsi sulla soddisfazione del cliente. In Lex e Business, invece, c'è molta attenzione al cliente, tanto che si sta investendo molto nel post-vendita, una pratica che altrove non veniva seguita.
Il cliente non è una figura da spremere, con l'idea che poi ce ne sarà sempre un altro. Il cliente deve essere coccolato anche dopo che il lavoro è terminato, perché potrebbe sempre avere bisogno e perché può portare referenze. Devo dire, infine, che sicuramente i social media hanno aiutato anche a farci conoscere di più, in quanto le campagne social da qualche anno sono state sdoganate anche nel nostro settore.