Per costo variabile si intende quel costo (o spesa) che cambia in maniera proporzionale al variare della quantità di bene o servizio prodotto. A differenza dei costi fissi, che non cambiano al variare della quantità prodotta, se l’azienda produce zero i costi variabili sono pari a zero.
Come è visivamente evidente dal grafico i costi variabili aumentano all’aumentare della quantità prodotta mentre i costi fissi rimangono stabili nel breve/medio periodo.
Il costo variabile quindi può essere definito anche come la differenza tra costo totale e costo fisso:
CV (costo variabile) = CT (costo totale) – CF (costo fisso)
Ci sono diverse classificazioni di costo fisso a seconda di come si “muovono” rispetto alla quantità prodotta:
È ovvio che, delle tre tipologie di costo variabile, quelle ottimali per l’azienda sono in primis il costo variabile regressivo e in secundis il costo variabile proporzionale.
Esistono anche i costi semi-variabili, ovvero quei costi dati dalla somma di una componente fissa, che non varia al variare della produzione e di una componente variabile, che dipende dalla quantità di bene o servizio prodotta.
Esempi classici di costi semi-variabili sono i costi per la fornitura di energia elettrica o di servizi telefonici o internet.
L’esempio tipico e concreto di costo variabile è rappresentato dalle materie prime. Se, infatti, di fronte ad un incremento repentino della domanda, l’azienda vuole aumentare la produzione per venire incontro alle esigenze di una clientela più ampia, può agire - nel breve periodo - solo sulla quantità di utilizzo dei fattori produttivi; mentre non può modificare la capacità produttiva dei suoi stabilimenti.
La capacità produttiva di un impianto rappresenta, quindi, per l’azienda un costo fisso; mentre le materie prime, il lavoro e l’energia necessaria a produrre un determinato bene o servizio rappresentano i costi variabili.
Per mantenere ad un alto livello le performances aziendali è necessario ricordarsi che le materie prime sono un costo variabile, che può essere modificato seguendo l’andamento del mercato. Il costo variabile, infatti, viene ammortizzato e coperto dai ricavi quando il bene prodotto viene venduto.
Quando, però, i beni prodotti rimangono invenduti in magazzino, il costo delle materie prime non viene ammortizzato e le performances aziendali diventano negative se non ci si pone rimedio con efficacia.
Se si vogliono mantenere alte le performances aziendali, quindi, è importante avere ben presente che il costo delle materie prime è un costo variabile. Tante volte imprenditori poco esperti o mal consigliati, cadono nell’errore comune di acquistare troppe materie prime nonostante la riduzione delle vendite.
Questo problema può essere facilmente evitato avvalendosi di un team di esperti nel settore della finanza e del business che, avendo uno sguardo di insieme riesce a fornire consulenze ad hoc.
Abbiamo già detto che l’esempio tipico di costi variabili sono le materie prime. È facile immaginare che per un’azienda che produce capi di vestiario il costo variabile principale sia la fornitura di stoffe, mentre per un’azienda che produce vernici il costo variabile principale possa essere rappresentato dalla fornitura di solventi, e così per tutte le altre imprese produttive che ci possono venire in mente.
Attenzione però, ci sono altri costi variabili non altrettanto ‘evidenti’ e sui quali si può agire con efficacia per limitare i costi totali. Vediamoli insieme:
Per quanto riguarda l’energia elettrica possono sorgere alcuni dubbi: se è vero che l’illuminazione è da considerare un costo fisso (le luci degli uffici e dei luoghi di produzione devono essere accese anche se non si vende). È anche chiaro a tutti che l’energia che fa muovere gli impianti varia a seconda della produzione, rendendo il costo della fornitura dipendente dalla quantità prodotta.
Anche il costo della fornitura di gas può essere considerato un costo fisso, pensiamo al consumo di gas per il riscaldamento degli uffici e degli stabilimenti di produzione. È un costo variabile, invece, quando il gas è consumato, ad esempio nel settore della ristorazione.
Infine, il carburante, il costo variabile per eccellenza nei settori della logistica e dei trasporti: il costo del carburante è direttamente proporzionale ai km percorsi.