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Flessibilità e programmazione: i segreti di una buona performance aziendale

20/11/2023
Redazione

Nel mondo imprenditoriale la capacità di conoscere a fondo la performance della propria azienda è spesso sottovalutata. Ne parliamo oggi con Roberto Perdomini, esperto consulente di Lex e Business Advisory, che ci rivela l'importanza di un’analisi dettagliata e approfondita sia degli elementi del mercato che dei processi interni dell’impresa.

immagine di Roberto Perdomini

ROBERTO PERDOMINI

Nell’attuale contesto in cui i fenomeni sono difficili da prevedere, rapidi nel manifestarsi e con un’intensità elevata, è fondamentale sviluppare sistemi di programmazione e controllo flessibili e quindi in grado di adattarsi prontamente alle mutevoli condizioni ambientali.
In un'interessante conversazione Roberto Perdomini ci spiega come le piccole e micro imprese possono affrontare eventi e contesti sempre più articolati e complessi.

Buongiorno Roberto, cominciamo con una domanda tecnica: perché è così importante l’analisi delle rimanenze di magazzino?

La valutazione delle rimanenze di magazzino è una questione essenziale perché la conoscenza delle stesse permette all’imprenditore di avere una visione completa del quadro; difatti è necessario comprendere quanto ha investito e soprattutto la quantità precisa dei prodotti che sono in magazzino e che spera di rivendere con l’anno successivo.
Osservando da vicino la realtà delle PMI, ho notato che le aziende prestano poca attenzione a questi tipi di valutazione. L’aspetto fondamentale della valutazione del magazzino è proprio capire la quantità esatta di prodotto che si ha in carico ma, purtroppo, non tutte le strutture sono dotate di sistemi informatici evoluti. Certamente le micro-piccole imprese non possono permettersi di investire migliaia di euro, quindi spesso e volentieri viene fatta una conta manuale – con il supporto di tools come ad esempio Excel – per riuscire a quantificare il valore di suddette rimanenze.
Ritengo che un grosso problema di molti imprenditori sia quello di non concepire che con la valutazione del magazzino subentrano tutti i vari costi di produzione che possono essere imputati al valore di queste materie. Come abbiamo detto prima, non tutti hanno una struttura di controllo gestionale raffinata, in grado di estrapolare tutti i costi diretti (e indiretti) dei dipendenti che sono coinvolti nella produzione; queste sono le piccole mancanze della nostra imprenditoria, che però alla fine dei conti hanno un impatto notevole. Anche perché la valutazione delle rimanenze cambia totalmente il bilancio di esercizio di una società.

Sarebbe interessante approfondire il discorso della distribuzione dei costi sulle commesse e sui clienti.

Questo è il punto dolente delle piccole e micro aziende. Spesso gli imprenditori non sono a conoscenza del reale margine che hanno sul prezzo di vendita, condizione che incide notevolmente perché in questo modo non si riesce a programmare la propria struttura economico-finanziaria.
Io credo fermamente nell’importanza di proiezioni e scenari, ma senza dati certi non si va da nessuna parte. Per fare un esempio, mi è capitato che dei clienti mi dicessero di avere un margine del 30%, ma dopo un’attenta analisi si scopriva che lo stesso margine era invece negativo, perché? Non avevano sotto controllo l’andamento dei singoli costi; si è creato dunque uno stato di dispersione, senza nessun punto di riferimento certo. Spesso si disperdono energie, tutte le informazioni arrivano dal commercialista quindi con una struttura dei costi abbastanza standard: non vi è sufficiente dettaglio per capire come questi tipi di costi influiscano sul prodotto. Ciò accade molto di frequente nelle piccole aziende, che per sopperire dovranno adoperarsi con grande organizzazione.
Per quanto riguarda le imprese di media dimensione, queste hanno già a supporto un dealer IT, quindi hanno una contabilità analitica che consente di ottenere tutta una serie di informazioni.
In ultimo, va detto che in ogni azienda esistono costi nascosti, che fanno parte dei famosi costi indiretti, dei quali l’imprenditore raramente tiene conto.
Tra i clienti che si rivolgono a Lex e Business, sono pochi quelli che sono certi di avere un problema, dunque ritorniamo al concetto di conoscenza della performance della propria società.

Come si calcola il giusto prezzo di vendita?

Per calcolare il prezzo giusto si parte da un must: la distinta base, ovvero un elenco minuzioso di tutto ciò che è coinvolto nella creazione del prodotto, dai materiali alla tempistica della manodopera, ai trasporti ecc. Possiamo definirla una “lista della spesa”. Qualora vi siano delle dilazioni abbastanza lunghe, consiglio di applicare un ricarico dei costi finanziari. E tenere conto dei costi fissi, sempre.

Ci può spiegare brevemente i due livelli del margine di contribuzione?

La conoscenza del margine di contribuzione è fondamentale perché l’azienda deve capire con quale margine lavora.
Il margine di contribuzione di primo livello è quello dato dalla differenza tra i ricavi e i costi delle materie prime.
Ma il vero cuore è il margine di contribuzione di secondo livello, che tiene conto di tutti i costi inerenti alla produzione, come ad esempio il costo del personale produttivo indiretto (che puo essere il responsabile di magazzino, il capo di una linea di prodotti ecc.). Corrisponde al risultato della sottrazione tra il margine di contribuzione di primo livello e i costi fissi che riguardano la produzione.

Una prassi assai utile è avere un’organizzazione del budget articolata in diverse tipologie: budget delle vendite, dei costi commerciali e di marketing, degli acquisti, della struttura, del personale, degli investimenti.
Il budget aziendale, soprattutto per le PMI, deve diventare uno strumento completo che non sia solo attento ai costi e ai ricavi ma che permetta anche di programmare le variabili finanziarie. E trasformarsi dunque in un’occasione per pensare al futuro.

Per concludere, che consiglio si sente di dare ai piccoli imprenditori italiani? H2

Innanzitutto non coprirsi gli occhi e capire com’è il mondo fuori. Ci vuole la volontà ad aprirsi a nuove vedute.
Nella nostra piccola impresa manca il concetto di strategia e di pianificazione, ma bisogna cominciare ad affrontare la questione: individuare obiettivi e prendere iniziative, sviluppare il proprio percorso, sforzarsi a comprendere i meccanismi del mercato.
Sono necessarie flessibilità e adattabilità, soprattutto tenendo conto della sempre più crescente complessità odierna dovuta sia alla turbolenza economica e dei mercati, sia alle maggiori articolazioni delle combinazioni prodotto/cliente/mercato. Affrontare la complessità significa quindi adeguare i sistemi di pianificazione, programmazione e controllo al nuovo contesto competitivo così da poter fornire le chiavi di lettura della mutevole realtà aziendale.

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