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Rendiconto finanziario: come redigerlo correttamente e interpretare i flussi per il controllo di gestione

27/08/2025
Redazione
  • Sai qual è la differenza sostanziale tra un'azienda in utile che assorbe cassa e una in perdita che genera flussi finanziari positivi?
  • Immagini quali voci di bilancio possono generare un incremento delle disponibilità liquide senza che l’azienda abbia realmente incassato denaro?
  • Sapresti distinguere, con precisione, tra flussi di cassa da attività operativa, di investimento e di finanziamento in un caso reale?
  • Se ti venisse chiesto di presentare a un investitore i punti di debolezza di una gestione patrimoniale solo dal rendiconto finanziario, quali segnali andresti a cercare?
  • Ti sei mai chiesto perché un rendiconto finanziario ben costruito può “smontare” la rappresentazione fornita dal conto economico?
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Introduzione al rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario rappresenta uno degli strumenti di analisi più potenti e veritieri nell'ambito della valutazione aziendale. Spesso definito il documento che "non mente", questo prospetto fornisce una fotografia cristallina dei movimenti di liquidità di un'azienda, superando le limitazioni e le possibili distorsioni presenti negli altri documenti di bilancio. 

La sua importanza strategica emerge con particolare evidenza quando si considera che un'impresa può mostrare utili significativi a conto economico pur trovandosi in una situazione di grave difficoltà finanziaria. Questa apparente contraddizione si verifica frequentemente quando le vendite vengono concesse con ampie dilazioni di pagamento o quando i costi vengono differiti attraverso meccanismi contabili leciti ma che non riflettono la reale dinamica dei flussi di cassa. 

Il rendiconto finanziario ha lo scopo fondamentale di presentare le variazioni dei flussi finanziari, intesi come entrate e uscite di disponibilità liquide, avvenute nel corso dell'esercizio. La sua peculiarità risiede nella capacità di distinguere tali flussi a seconda che derivino dall'attività operativa, dagli investimenti o dalle operazioni di finanziamento, offrendo così una visione segmentata e analitica delle fonti di generazione e utilizzo della liquidità aziendale. 

La rilevanza del rendiconto finanziario si manifesta su molteplici livelli. Per il management aziendale, rappresenta uno strumento indispensabile per la pianificazione finanziaria e per il controllo della gestione della liquidità. Gli investitori e i finanziatori lo utilizzano per valutare la capacità dell'azienda di generare flussi di cassa positivi e di onorare i propri impegni finanziari. Gli analisti finanziari vi ricorrono per identificare trend e pattern che possono sfuggire dall'analisi dei tradizionali indicatori economici e patrimoniali. 

Particolarmente significativa è la capacità del rendiconto finanziario di rivelare situazioni aziendali che potrebbero altrimenti passare inosservate. Un'azienda in perdita può infatti "generare cassa" attraverso la dismissione di cespiti o l'ottenimento di nuovi finanziamenti, mentre un'azienda apparentemente redditizia può "assorbire cassa" a causa di investimenti significativi o di un peggioramento delle condizioni di incasso. 

L'analisi per flussi permette inoltre di valutare la sostenibilità nel tempo del modello di business aziendale, identificando se la generazione di liquidità deriva principalmente dall'attività operativa, elemento chiave per la valutazione della solidità strutturale dell'impresa. La capacità di autofinanziamento, intesa come generazione autonoma di risorse finanziarie attraverso l'attività caratteristica, rappresenta infatti un indicatore fondamentale della salute economico-finanziaria di lungo periodo. 

La costruzione operativa del rendiconto finanziario richiede competenze tecniche specifiche e una comprensione approfondita delle dinamiche aziendali. Non si tratta semplicemente di un esercizio contabile, ma di un processo di analisi che deve saper cogliere la sostanza economica delle operazioni aziendali, distinguendo tra movimenti puramente contabili e reali variazioni di liquidità. Questa distinzione risulta cruciale per fornire informazioni utili ai decisori aziendali e ai portatori di interesse esterni. 

 

Il framework normativo di riferimento 

Il rendiconto finanziario trova la sua collocazione normativa nell'articolo 2425-ter del Codice Civile, introdotto dal D.Lgs. 139/2015 che ha recepito la Direttiva 2013/34/UE. Questo articolo stabilisce che il rendiconto finanziario indica, per l'esercizio di riferimento e per quello precedente, l'ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all'inizio e alla fine dell'esercizio, e i flussi finanziari dell'esercizio derivanti dall'attività operativa, dall'attività di investimento e dall'attività di finanziamento. 

L'elemento centrale che definisce l'intero impianto del rendiconto finanziario è rappresentato dalle disponibilità liquide, il cui perimetro risulta rigorosamente definito dall'OIC 10. Secondo il principio contabile nazionale, le disponibilità liquide sono rappresentate dai depositi bancari e postali, dagli assegni e dal denaro e valori in cassa, compresi quelli espressi in valuta estera. Questa definizione presenta caratteristiche precise che la distinguono nettamente da altre concezioni di liquidità utilizzate in ambito internazionale. 

Una prima distinzione fondamentale riguarda l'esclusione dei cosiddetti cash equivalents, ovvero i valori equivalenti alle disponibilità liquide. Mentre i principi contabili internazionali IAS/IFRS includono nel perimetro della liquidità anche investimenti a breve termine, altamente liquidi e prontamente convertibili in disponibilità liquide note, l'OIC 10 adotta un approccio più restrittivo. Questa scelta riflette la volontà del legislatore italiano di mantenere un focus specifico sulla liquidità immediatamente disponibile, evitando di includere elementi che, pur facilmente liquidabili, mantengono comunque una componente di rischio di mercato. 

Un secondo aspetto caratterizzante è il trattamento degli scoperti bancari. L'OIC 10 stabilisce chiaramente che le disponibilità liquide non sono rettificate dagli eventuali scoperti bancari, ancorché utilizzati per elasticità di cassa. Gli scoperti vengono invece considerati come attività di finanziamento e trovano collocazione nella relativa sezione del rendiconto finanziario. Questa scelta metodologica comporta implicazioni pratiche rilevanti nella costruzione del documento, in quanto richiede un'analisi specifica delle operazioni di gestione della tesoreria per distinguere tra movimenti di liquidità effettiva e utilizzi di linee di credito. 

L'ambito di applicazione del rendiconto finanziario si estende a tutte le società che redigono il bilancio in forma ordinaria secondo l'articolo 2423 del Codice Civile. Le società che redigono il bilancio in forma abbreviata ai sensi dell'articolo 2435-bis non sono obbligate alla redazione del rendiconto finanziario, così come le micro-imprese di cui all'articolo 2435-ter. Questa differenziazione riflette il principio di proporzionalità che caratterizza la normativa europea, riconoscendo che l'onere informativo deve essere commisurato alle dimensioni e alla complessità dell'impresa. 

Il passaggio dal precedente sistema di analisi basato sul capitale circolante netto a quello delle disponibilità liquide rappresenta una delle innovazioni più significative introdotte dalla riforma del diritto societario. Il precedente approccio si focalizzava sulla variazione del capitale circolante netto, inteso come differenza tra attività e passività correnti, fornendo informazioni sulla capacità dell'impresa di far fronte agli impegni a breve termine. Il nuovo sistema, centrato sulle disponibilità liquide, offre invece una visione più immediata e diretta della capacità di generazione e utilizzo della liquidità. 

Questa evoluzione riflette un cambiamento di paradigma nell'analisi finanziaria aziendale, spostando l'attenzione dalla solvibilità potenziale a quella effettiva. La liquidità rappresenta infatti l'elemento più critico per la continuità aziendale, particolarmente in periodi di tensione dei mercati finanziari o di difficoltà economiche settoriali. La focalizzazione sulle disponibilità liquide consente di identificare con maggiore precisione i momenti di potenziale stress finanziario e di valutare l'efficacia delle politiche di gestione della tesoreria. 

L'OIC 10 introduce inoltre il concetto di segmentazione per attività, che costituisce un elemento distintivo rispetto ad altre forme di analisi finanziaria. La distinzione tra attività operativa, di investimento e di finanziamento non è meramente formale, ma riflette logiche gestionali diverse che richiedono valutazioni specifiche. L'attività operativa rappresenta il cuore del business aziendale e la sua capacità di generare flussi di cassa positivi costituisce un indicatore fondamentale della sostenibilità del modello di business. L'attività di investimento riflette le scelte strategiche di lungo periodo e la capacità dell'impresa di rinnovare e sviluppare la propria base produttiva. L'attività di finanziamento evidenzia le politiche di raccolta delle risorse finanziarie e di remunerazione del capitale. 

La natura obbligatoria del rendiconto finanziario per le società che redigono il bilancio ordinario comporta implicazioni significative in termini di controllo e verifica. Il documento deve essere sottoposto alle stesse procedure di revisione degli altri prospetti di bilancio, richiedendo ai revisori una verifica specifica della coerenza tra i flussi di cassa riportati e le variazioni delle voci di stato patrimoniale. Questa esigenza ha comportato lo sviluppo di metodologie di controllo specifiche e la necessità di una formazione tecnica adeguata per i professionisti del settore. 

 

La struttura del rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario si articola in una struttura tripartita che riflette le diverse finalità per cui un'impresa utilizza e genera disponibilità liquide. Questa segmentazione non è casuale, ma risponde a una logica economico-aziendale precisa che consente di distinguere tra le diverse fonti e impieghi di liquidità secondo la loro natura gestionale. 

L'attività operativa rappresenta il cuore pulsante del business aziendale e comprende tutte le operazioni relative all'acquisizione, produzione e vendita di beni e servizi che costituiscono l'oggetto principale dell'impresa. Questa sezione include i flussi di cassa derivanti dalle transazioni che determinano l'utile o la perdita d'esercizio, al netto degli elementi puramente contabili privi di contropartita monetaria. La capacità di generare flussi positivi dall'attività operativa costituisce un indicatore fondamentale della solidità del modello di business e della sua sostenibilità nel medio-lungo periodo. 

All'interno di questa categoria rientrano tutti i movimenti di liquidità collegati ai rapporti con clienti e fornitori, il pagamento di salari e stipendi, il versamento di imposte e contributi, il pagamento di interessi su finanziamenti e, più in generale, tutte le operazioni che attengono alla gestione caratteristica dell'impresa. È importante sottolineare che questa sezione non si limita a riportare i saldi contabili, ma deve evidenziare i reali movimenti di cassa, distinguendo tra componenti che hanno avuto effettiva manifestazione finanziaria e quelle che rimangono puramente nominali. 

L'attività di investimento raccoglie i flussi finanziari derivanti dall'acquisizione e dismissione di immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie. Questa sezione riflette le scelte strategiche di lungo periodo dell'impresa e la sua capacità di rinnovare e sviluppare la propria base produttiva e tecnologica. Gli investimenti rappresentano generalmente un assorbimento di liquidità nel breve periodo, ma costituiscono la premessa per la generazione di flussi positivi futuri. 

La classificazione in questa categoria richiede particolare attenzione nella distinzione tra investimenti di carattere durevole e operazioni di natura speculativa o temporanea. Le acquisizioni di partecipazioni, l'acquisto di macchinari, la realizzazione di impianti, l'acquisizione di brevetti e licenze costituiscono tipici esempi di flussi da attività di investimento. Allo stesso modo, le dismissioni di cespiti, la cessione di rami d'azienda o la vendita di partecipazioni generano flussi positivi che trovano collocazione in questa sezione. 

L'attività di finanziamento comprende i movimenti di liquidità relativi alle modalità di raccolta delle risorse finanziarie necessarie al funzionamento dell'impresa. Questa sezione si suddivide tradizionalmente tra mezzi di terzi e mezzi propri, evidenziando rispettivamente i flussi derivanti dall'accensione e rimborso di finanziamenti e quelli collegati alle variazioni del capitale sociale e delle riserve. 

I mezzi di terzi includono tutti i finanziamenti a medio-lungo termine, le variazioni dei debiti a breve termine di natura finanziaria e le operazioni su strumenti finanziari derivati con finalità di copertura. È fondamentale distinguere tra debiti di natura commerciale, che rientrano nell'attività operativa, e debiti di natura finanziaria, che appartengono a questa sezione. I mezzi propri comprendono gli aumenti e le diminuzioni di capitale sociale, la distribuzione di dividendi, le operazioni su azioni proprie e tutte le variazioni patrimoniali che non derivano dalla gestione operativa. 

La scelta metodologica tra metodo diretto e metodo indiretto per la determinazione del flusso operativo rappresenta una delle decisioni tecniche più rilevanti nella costruzione del rendiconto finanziario. Il metodo diretto prevede la determinazione del flusso finanziario della gestione operativa come differenza algebrica tra proventi monetari e costi monetari, offrendo una rappresentazione immediata e intuitiva dei movimenti di cassa. Tuttavia, questo approccio richiede una riclassificazione completa dei dati contabili e risulta spesso impraticabile per la complessità delle informazioni necessarie. 

Il metodo indiretto, largamente prevalente nella pratica professionale, parte dal risultato d'esercizio e lo riconcilia con il flusso di cassa attraverso una serie di rettifiche. Questo processo prevede l'aggiunta di tutti i costi non monetari che hanno concorso alla determinazione del risultato economico ma non hanno generato uscite di cassa, come ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni. Parallelamente, devono essere eliminati tutti i ricavi non monetari, quali plusvalenze da alienazioni o sopravvenienze attive prive di contropartita finanziaria. 

Il metodo indiretto presenta il vantaggio della facilità di costruzione e verifica, in quanto si basa direttamente sui dati di bilancio e consente un controllo immediato della coerenza tra le variazioni patrimoniali e i flussi finanziari riportati. La sua struttura permette inoltre di evidenziare chiaramente il contributo delle diverse componenti alla formazione del flusso operativo, facilitando l'analisi e l'interpretazione dei risultati. 

La determinazione del flusso operativo attraverso il metodo indiretto si articola in diverse fasi progressive. La prima fase prevede il calcolo dell'utile o perdita con impatto monetario, ottenuto rettificando il risultato d'esercizio per le componenti non operative e non monetarie. Successivamente, nella seconda fase, vengono apportate le rettifiche per elementi non monetari che non hanno avuto contropartita nel capitale circolante netto, includendo ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni. 

La terza fase contempla l'analisi delle variazioni del capitale circolante netto, che rappresenta spesso la componente più significativa nella determinazione del flusso operativo. Le variazioni delle rimanenze, dei crediti verso clienti, dei debiti verso fornitori e delle altre componenti del circolante possono generare significativi assorbimenti o liberazioni di liquidità, indipendentemente dalla redditività dell'esercizio. Questa fase richiede particolare attenzione nella distinzione tra variazioni di natura operativa e quelle derivanti da operazioni straordinarie o di ristrutturazione. 

L'ultima fase del processo prevede l'applicazione di ulteriori rettifiche per tenere conto di elementi quali interessi pagati, imposte versate, dividendi incassati e utilizzi di fondi accantonati in esercizi precedenti. Queste rettifiche hanno lo scopo di ricondurre il flusso alla sua reale manifestazione finanziaria, eliminando le distorsioni temporali che possono derivare dall'applicazione dei principi contabili. 

La struttura del rendiconto finanziario secondo l'OIC 10 prevede inoltre la presentazione di informazioni comparative relative all'esercizio precedente, consentendo un'analisi dinamica dell'evoluzione dei flussi finanziari nel tempo. Questa comparabilità temporale risulta essenziale per valutare trend e pattern che possono sfuggire dall'analisi di un singolo esercizio. 

 

Metodologia di costruzione del rendiconto finanziario

La costruzione operativa del rendiconto finanziario rappresenta un processo metodologico strutturato che richiede competenze tecniche specifiche e una profonda comprensione delle dinamiche aziendali. Il processo di edificazione del documento si articola in diverse fasi sequenziali, ciascuna delle quali contribuisce alla trasformazione delle informazioni contabili statiche in un flusso dinamico di movimenti finanziari.

 

Fase preliminare: acquisizione e organizzazione dei dati 

La costruzione del rendiconto finanziario presuppone la disponibilità di informazioni contabili complete e aggiornate. I documenti di partenza necessari comprendono lo stato patrimoniale dell'esercizio corrente e di quello precedente, il conto economico dell'esercizio di riferimento, la nota integrativa con particolare attenzione alle informazioni sui movimenti dei fondi ammortamento e dei fondi rischi, e tutti i dettagli relativi agli investimenti, disinvestimenti e movimenti finanziari dell'esercizio. 

La qualità dell'informazione di base costituisce un elemento critico per l'affidabilità del rendiconto finale. Errori o omissioni nei dati contabili si propagano inevitabilmente nel documento finanziario, compromettendone l'utilità gestionale e informativa. Per questa ragione, la fase preliminare deve includere verifiche di coerenza tra i diversi prospetti contabili e controlli di quadratura delle principali poste patrimoniali.

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Prima fase: calcolo delle variazioni patrimoniali 

Il primo step operativo consiste nella determinazione delle variazioni intervenute in tutte le voci dello stato patrimoniale tra l'esercizio precedente e quello corrente. Questa operazione, apparentemente semplice, richiede l'applicazione di una logica finanziaria precisa che distingue tra variazioni che assorbono liquidità e variazioni che la generano. 

Per le voci dell'attivo patrimoniale, la logica è intuitiva: un aumento rappresenta un impiego di risorse finanziarie, mentre una diminuzione costituisce una fonte. La formula applicabile è: Variazione Attivo = Anno (N-1) - Anno (N). Una variazione positiva indica una liberazione di risorse (fonte), mentre una variazione negativa segnala un assorbimento (impiego). 

Per le voci del passivo e del patrimonio netto, la logica si inverte: un aumento costituisce una fonte di finanziamento, mentre una diminuzione rappresenta un impiego. La formula diventa: Variazione Passivo/PN = Anno (N) - Anno (N-1). Questa differente impostazione riflette la natura finanziaria delle poste patrimoniali: le passività e il patrimonio netto rappresentano le fonti di finanziamento dell'attività aziendale.

 

Seconda fase: scomposizione e analisi delle variazioni 

Non tutte le variazioni patrimoniali calcolate nella fase precedente rappresentano effettivi movimenti di liquidità. Molte operazioni contabili hanno natura puramente formale o riflettono dinamiche temporali che non corrispondono a immediati flussi di cassa. La seconda fase del processo prevede quindi la scomposizione analitica delle variazioni per identificare: 

Le variazioni non monetarie che devono essere eliminate dall'analisi in quanto non generano movimenti di liquidità. Gli ammortamenti rappresentano l'esempio più evidente: l'incremento del fondo ammortamento non comporta alcuna uscita di cassa nell'esercizio, ma riflette semplicemente la ripartizione temporale di un investimento sostenuto in esercizi precedenti. Analogamente, gli accantonamenti a fondi rischi aumentano le passività senza generare immediati esborsi monetari. 

Le operazioni composite che incorporano movimenti di segno opposto. La variazione netta di una voce patrimoniale può nascondere operazioni diverse che devono essere evidenziate separatamente nel rendiconto. Ad esempio, la variazione delle immobilizzazioni materiali può derivare sia da nuovi investimenti sia da dismissioni di cespiti esistenti. Il rendiconto deve evidenziare distintamente questi due flussi, classificando gli investimenti nell'attività di investimento con segno negativo e i disinvestimenti con segno positivo. 

I collegamenti tra voci patrimoniali diverse che concorrono alla formazione di un flusso completo. Le plusvalenze e minusvalenze da cessione di cespiti rappresentano un esempio paradigmatico: il provento contabile rilevato a conto economico deve essere raccordato con il valore netto contabile del bene ceduto per determinare il reale incasso dalla cessione.

 

Terza fase: costruzione del prospetto secondo lo schema OIC 10

La terza fase prevede l'organizzazione delle informazioni elaborate nelle fasi precedenti secondo la struttura formale prevista dall'OIC 10. Questa operazione richiede la classificazione dei flussi nelle tre macro-categorie previste dalla normativa e l'applicazione delle specifiche regole di presentazione. 

La sezione A - Flussi finanziari dell'attività operativa rappresenta la parte più complessa del prospetto e richiede l'applicazione del metodo indiretto. Il processo inizia dall'utile o perdita d'esercizio, che viene progressivamente rettificato per eliminare tutti gli elementi non monetari e per tenere conto dei sfasamenti temporali tra manifestazione economica e finanziaria. 

Il primo gruppo di rettifiche riguarda l'eliminazione delle componenti straordinarie e finanziarie che trovano collocazione in altre sezioni del rendiconto. Imposte, oneri finanziari, dividendi e plusvalenze da cessioni vengono stornati dal risultato economico per evitare duplicazioni con i relativi flussi evidenziati nelle sezioni specifiche. 

Il secondo gruppo di rettifiche concerne l'aggiunta dei costi non monetari che hanno concorso alla formazione del risultato economico senza generare uscite di cassa. Ammortamenti delle immobilizzazioni, accantonamenti ai fondi rischi, accantonamenti al trattamento di fine rapporto e svalutazioni per perdite durevoli rappresentano le voci più frequenti in questa categoria. 

Il terzo gruppo di rettifiche, spesso il più significativo quantitativamente, riguarda le variazioni del capitale circolante netto operativo. Queste variazioni riflettono gli sfasamenti temporali tra la manifestazione economica e quella finanziaria delle operazioni di gestione. Un incremento dei crediti verso clienti indica che parte dei ricavi dell'esercizio non è stata ancora incassata, generando un assorbimento di liquidità. Viceversa, una diminuzione delle rimanenze libera risorse precedentemente immobilizzate in magazzino. 

La sezione si conclude con altre rettifiche specifiche quali interessi pagati, imposte versate e utilizzi di fondi accantonati in esercizi precedenti. Il risultato finale rappresenta il flusso netto di liquidità generato o assorbito dall'attività operativa dell'impresa. 

La sezione B - Flussi finanziari dell'attività di investimento raccoglie tutti i movimenti relativi alle immobilizzazioni e alle attività finanziarie non operative. La costruzione di questa sezione richiede un'analisi dettagliata delle variazioni delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie, distinguendo tra investimenti e disinvestimenti. 

Per le immobilizzazioni materiali e immateriali, gli investimenti dell'esercizio vengono evidenziati come flussi negativi, mentre eventuali cessioni generano flussi positivi pari al prezzo di vendita effettivamente incassato. La determinazione di quest'ultimo importo richiede il raccordo tra il valore netto contabile del bene ceduto, rilevabile dalla variazione delle immobilizzazioni, e l'eventuale plusvalenza o minusvalenza rilevata a conto economico. 

La sezione C - Flussi finanziari dell'attività di finanziamento evidenzia le variazioni nelle fonti di finanziamento dell'impresa, distinguendo tra mezzi di terzi e mezzi propri. I mezzi di terzi comprendono le variazioni dei debiti finanziari a breve e a medio-lungo termine, richiedendo un'analisi delle accensioni di nuovi finanziamenti e dei rimborsi di quelli esistenti. I mezzi propri includono gli aumenti e le diminuzioni di capitale sociale, la distribuzione di dividendi e le altre movimentazioni del patrimonio netto.

 

Controlli di coerenza e validazione 

La fase finale del processo prevede una serie di controlli per verificare la coerenza del rendiconto costruito. Il controllo principale riguarda la riconciliazione tra la somma algebrica dei flussi delle tre sezioni e la variazione effettiva delle disponibilità liquide risultante dalla differenza tra i saldi patrimoniali di inizio e fine esercizio. 

Ulteriori controlli possono riguardare la coerenza dei flussi con le informazioni fornite nella nota integrativa, la ragionevolezza degli importi in relazione alle dimensioni aziendali e l'analisi dei trend rispetto agli esercizi precedenti. Questi controlli contribuiscono a identificare eventuali errori metodologici o di calcolo che potrebbero compromettere l'affidabilità del documento. 

La metodologia descritta, pur apparendo lineare nella sua articolazione teorica, presenta nella pratica applicativa diverse criticità che richiedono competenze tecniche specifiche e una profonda conoscenza delle dinamiche aziendali. La corretta interpretazione delle variazioni patrimoniali, la scomposizione delle operazioni composite e la classificazione dei flussi rappresentano aspetti che richiedono esperienza professionale e capacità di giudizio per produrre un documento realmente utile per la gestione aziendale. 

 

Costruzione pratica del flusso operativo

La sezione dedicata all’attività operativa costituisce il nucleo del rendiconto finanziario e richiede un raffinato processo di riclassificazione delle poste di Conto economico e di Stato patrimoniale. Il metodo indiretto, largamente prevalente in ambito nazionale, si articola in quattro fasi principali: 

  1. Determinazione dell’utile (o della perdita) con impatto monetario; 
  2. Rettifiche per elementi non monetari; 
  3. Variazioni del capitale circolante netto operativo; 
  4. Altre rettifiche (interessi, imposte e utilizzo fondi). 

Determinazione dell’utile (perdita) con impatto monetario 

Il punto di partenza è il risultato d’esercizio rilevato in conto economico. Poiché il risultato include componenti sia monetarie sia non monetarie, occorre isolare la parte che ha realmente comportato flussi di cassa nell’esercizio. Partendo dall’utile (positivo) o dalla perdita (negativa), si stornano: 

  • Proventi e oneri finanziari quali interessi attivi e passivi, dividendi e utili o perdite da partecipazioni; 
  • Componenti straordinarie come sopravvenienze attive o passive e plusvalenze/minusvalenze da cessione di cespiti. 

Questa prima fase fornisce l’utile o la perdita “depurato” dagli elementi finanziari e straordinari, identificando la componente operativa pura. L’importo ottenuto rappresenta il “risultato con impatto monetario” e riflette il solo contributo delle operazioni caratteristica al flusso di cassa.

 

Rettifiche per elementi non monetari 

L’utile con impatto monetario viene quindi rettificato aggiungendo tutte le voci di costo o di ricavo che, pur incidendo sul risultato economico, non hanno determinato movimenti di cassa nell’esercizio. Le principali categorie sono: 

  • Ammortamenti e svalutazioni
    – Ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali;
    – Svalutazioni di crediti e altri cespiti. 
  • Accantonamenti ai fondi rischi e al trattamento di fine rapporto
    – Incremento dei fondi a fronte di future passività;
    – Trattamento di fine rapporto maturato ma non ancora erogato. 
  • Rettifiche di valore di strumenti finanziari
    – Variazioni contabili di derivati e partecipazioni senza contropartita monetaria. 

Queste rettifiche si sommano a costi non monetari e neutralizzano i profili di spesa o di ricavo che non hanno comportato esborsi o incassi, contribuendo a trasformare l’utile/perdita in un valore rappresentativo della sola variazione di liquidità generata o assorbita dall’esercizio.

 

Gestione delle variazioni del capitale circolante netto operativo 

La componente più delicata della costruzione del flusso operativo è l’analisi delle variazioni del capitale circolante netto (CCN), inteso come differenza tra le attività correnti (rimanenze, crediti commerciali e altre attività di esercizio) e le passività correnti (debiti commerciali e ratei e risconti). Ogni variazione viene trattata secondo la logica finanziaria: 

  • Incremento delle rimanenze: assorbimento di cassa; 
  • Decremento delle rimanenze: generazione di cassa; 
  • Incremento dei crediti verso clienti: assorbimento di cassa; 
  • Decremento dei crediti verso clienti: generazione di cassa; 
  • Incremento dei debiti verso fornitori: generazione di cassa; 
  • Decremento dei debiti verso fornitori: assorbimento di cassa; 
  • Variazioni di ratei e risconti: vanno analizzate in dettaglio per distinguere il solo effetto di cassa. 

Per ciascuna voce si calcola la differenza tra saldo di chiusura e saldo di apertura. Le voci del circolante netto operativo sono presentate separatamente per non compensare tra loro effetti di segno contrario. Questo dettaglio consente di evidenziare eventuali disallineamenti tra l’andamento della redditività e l’effettiva liquidità generata, identificando fattori quali allungamenti dei tempi di incasso o smobilizzo di rimanenze.

 

Altre rettifiche: interessi pagati, imposte versate e utilizzo fondi 

L’ultima fase completa il flusso operativo con l’inserimento di: 

  • Interessi passivi e attivi pagati/incassati: il metodo indiretto sottrae gli interessi pagati ai sottoscrittori di debito e aggiunge gli interessi attivi incassati sui depositi o finanziamenti concessi; 
  • Imposte sul reddito pagate: importo effettivamente versato all’erario, distinto dall’aggio contabile delle imposte correnti e anticipate; 
  • Utilizzo dei fondi accantonati: eventuali impieghi di fondi rischi o trattamento di fine rapporto maturati in esercizi precedenti ma utilizzati nell’esercizio di riferimento. 

Queste rettifiche finali rappresentano gli unici movimenti di cassa ancora non contabilizzati dalle fasi precedenti e riconducono il flusso al suo valore netto effettivamente disponibile.

 

Controllo di quadratura 

A conclusione della costruzione, è fondamentale verificare che la somma dei flussi delle tre sezioni (operativa, investimento, finanziamento) coincida esattamente con la differenza tra le disponibilità liquide di inizio e fine esercizio. Ogni scostamento evidenzia errori di classificazione o di calcolo che devono essere immediatamente risolti. 

Con questo approccio step-by-step, la costruzione del flusso operativo diventa un processo sistematico e trasparente, in grado di tradurre le informazioni contabili in casualità finanziarie chiaramente interpretabili e gestibili. 

 

Costruzione dei flussi di investimento e finanziamento

La seconda e la terza area del rendiconto finanziario, rispettivamente dedicata ai flussi di investimento e a quelli di finanziamento, richiedono un’analisi distinta e una presentazione rigorosa secondo il principio di non compensazione. Entrambe le sezioni nascono dall’esame delle variazioni patrimoniali di lungo termine e delle passività finanziarie, con l’obiettivo di evidenziare separatamente le decisioni di impiego e di reperimento di risorse durevoli.

 

Flussi da attività di investimento 

I flussi derivanti dall’attività di investimento riguardano le variazioni delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie. Si tratta di risorse durevolmente vincolate al ciclo produttivo o a partecipazioni finanziarie, la cui acquisizione e dismissione riflette le decisioni strategiche di lungo periodo dell’impresa. 

  1. Investimenti in immobilizzazioni materiali
    – Acquisto di impianti, macchinari e attrezzature: ogni aumento del valore contabile netto dell’attivo immobilizzato viene rappresentato come flusso di cassa negativo. L’importo è rilevabile dal dato aggregato degli investimenti nell’allegato del bilancio o dalla variazione del cespite al netto degli ammortamenti.
    – Spese per manutenzioni straordinarie classificate come capitale: anche queste, se capitalizzate, costituiscono investimento e rientrano in questa sezione.

 

2. Investimenti in immobilizzazioni immateriali
         – Acquisto di licenze, software, brevetti, concessioni: analogamente alle immobilizzazioni materiali, ogni incremento è un assorbimento di liquidità.
         – Costi di sviluppo capitalizzati: devono essere trattati come investimento solo se soddisfano i requisiti di capitalizzazione previsti dall’OIC 24. 

 

4. Investimenti in immobilizzazioni finanziarie
       – Acquisto di partecipazioni in società controllate, collegate e altri investimenti finanziari di controllo o significativi: ogni movimento in conto investimenti finanziari rappresenta un’uscita di cassa, mentre la successiva cessione genera un flusso positivo. 

 

5. Dismissioni e proventi da cessioni
       – Vendita di cespiti materiali o immateriali: il ricavo effettivo incassato va rappresentato come flusso di cassa positivo. Il valore da inserire è il prezzo di vendita, non la plusvalenza contabile.
       – Rientri da disinvestimenti finanziari: cessioni di partecipazioni o titoli finanziari generano flussi positivi pari all’incasso. 

Principio di non compensazione: negli investimenti non si possono compensare gli acquisti con le vendite. È necessario dettagliare separatamente gli investimenti (uscite) e i disinvestimenti (entrate), consentendo al lettore di valutare il livello effettivo di impiego di risorse a lungo termine.

 

Flussi da attività di finanziamento 

La sezione dei flussi di finanziamento evidenzia le operazioni che incidono sulle fonti di provvista di medio-lungo termine (mezzi di terzi) e sui mezzi propri. Anche in questa area vige il principio di presentazione distinta: ogni accensione di debito e ogni rimborso devono apparire separatamente, così come qualsiasi variazione del patrimonio netto. 

Debiti finanziari (mezzi di terzi)

  • Accensione di nuovi finanziamenti: mutui, obbligazioni, leasing finanziari e linee di credito a medio-lungo termine rappresentano flussi di cassa in entrata. Ogni aumento netto di queste posizioni è da indicare come fonte di finanziamento.
  • Rimborso di finanziamenti preesistenti: i pagamenti di quote capitale di mutui e altri debiti finanziari generano uscite di cassa e vanno riportati con segno negativo.
  • Variazioni di debiti a breve di natura finanziaria: se si ricorre a scoperti o anticipi commerciali classificati come finanziamento, l’aumento dei debiti a breve è una fonte, la diminuzione un impiego.

Patrimonio netto (mezzi propri)

  • Aumenti di capitale: sottoscrizioni di nuove azioni o conferimenti in conto capitale determinano flussi positivi.
  • Rimborsi di capitale e acquisto di azioni proprie: questi movimenti costituite impiego di risorse e vanno rappresentati come flussi negativi.
  • Distribuzione di dividendi: la distribuzione di utili agli azionisti genera un deflusso di cassa; anche in presenza di perdite, l’erogazione di dividendi derivanti da riserve pregresse è un’immissione di flusso negativo. 
  • Principio di non compensazione: analogamente agli investimenti, non si devono compensare accensioni e rimborsi né legare l’erogazione di dividendi all’emissione di capitale. Tutte le voci vanno indicate separatamente per consentire una chiara lettura della politica finanziaria e della propensione al ricorso al debito o alla distribuzione degli utili. 

Controllo di completezza e quadratura 

Al termine della costruzione delle due sezioni, è opportuno sottoporre l’intero rendiconto a un controllo di quadratura: 

  • Verificare che tutte le variazioni delle immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie siano state correttamente classificate in B. 
  • Controllare che ogni variazione delle passività finanziarie e del patrimonio netto sia riportata in C. 
  • Accertare la somma algebrica di A + B + C corrisponda alla differenza di liquidità tra inizio e fine esercizio. 

Solo con questa rigorosa separazione e verifica si garantisce la trasparenza e l’utilità gestionale del rendiconto, offrendo uno strumento completo per valutare la capacità dell’azienda di finanziare investimenti, gestire il debito e remunerare i soci. 

 

Aspetti interpretativi e analisi dei risultati 

L’interpretazione dei flussi di cassa costituisce la parte più strategica del rendiconto finanziario, poiché trasforma dati numerici in insight gestionali. In questa fase, l’attenzione si concentra su tre macro‐tematiche: la distinzione tra generazione e assorbimento di cassa, i pattern tipici dei flussi e il principio che “il flusso di cassa non mente”.

 

Generazione vs assorbimento di cassa 

Ogni voce del rendiconto evidenzia se l’azienda ha generato risorse liquide (flusso positivo) o le ha assorbite (flusso negativo). La lettura integrata dei flussi operativi, di investimento e di finanziamento consente di comprendere: 

  • Se l’attività operativa è in grado di produrre cassa in modo strutturale, indipendentemente dai movimenti finanziari e straordinari. Un flusso operativo costantemente positivo segnala un business robusto. 
  • Se gli investimenti assorbono liquidità in misura congrua alla strategia di crescita o rinnovamento, oppure indicano una fase di sotto‐investimento con possibili rischi di obsolescenza. 
  • Se la politica di indebitamento e distribuzione di mezzi propri è sostenibile: un ricorso eccessivo al debito o a politiche di dividendo aggressive possono compromettere il profilo di liquidità futuro. 

Distinguere chiaramente queste dinamiche è fondamentale per evitare interpretazioni fuorvianti: un’azienda in utile può assorbire cassa (ad esempio per accumulo di crediti), mentre un’azienda in perdita può generare liquidità (vendita di cespiti).

 

Scenari tipici e significato gestionale 

L’analisi dei flussi spesso riscontrata in azienda rientra in tre configurazioni ricorrenti: 

Fase di crescita 

  1. Flusso operativo positivo o appena sufficiente 
  2. Flusso di investimento fortemente negativo 
  3. Flusso di finanziamento positivo 

Questo scenario è tipico di imprese in espansione: se la crescita è sostenibile, la generazione operativa di cassa aumenta nel tempo, riducendo il ricorso al debito. 

 

Fase di maturità 

  1. Flusso operativo elevato e costante 
  2. Flusso di investimento moderato o selettivo 
  3. Flusso di finanziamento negativo (rimborsi di debiti e distribuzione dividendi) 

Le imprese mature in mercati stabili riescono ad autofinanziare gli investimenti ordinari e a remunerare gli azionisti senza aumentare leve finanziarie.

 

Fase di ristrutturazione 

  1. Flusso operativo negativo o quasi nullo 
  2. Flusso di investimento negativo contenuto 
  3. Flusso di finanziamento misto, talvolta positivo per nuove linee di credito 

Richiede interventi di breve termine sulla gestione del circolante e di lungo termine sul ripristino della redditività operativa. 

Riconoscere a quale scenario l’azienda appartiene supporta il management nell’adozione di azioni correttive o nel consolidamento della strategia.

 

“Il flusso di cassa non mente” 

Il rendiconto finanziario mette in luce eventuali disallineamenti tra risultato economico e variazioni di cassa. Questa proprietà è sintetizzata nell’adagio “il flusso di cassa non mente”: 

  • Un utile economico elevato ma non supportato da flussi operativi positivi segnala problemi di raccolta crediti o accumulo di scorte. 
  • Una perdita contabile accompagnata da posizione di cassa crescente può derivare da rettifiche non monetarie o da incassi straordinari, ma non esprime la redditività di base. 

L’analisi dei rapporti, come il rapporto flusso operativo/utile netto, fornisce un’indicazione sulla qualità degli utili, cioè sulla capacità degli utili dichiarati di tradursi in cassa effettivamente disponibile.

 

Sostenibilità e prospettive future

Oltre all’analisi retrospettiva, occorre valutare la sostenibilità dei flussi nel medio‐lungo periodo: 

  • Copertura degli investimenti: rapporto tra flusso operativo e investimenti. Se inferiore a 1, l’impresa ricorre sistematicamente a fonti esterne. 
  • Capacità di servizio del debito: rapporto flusso operativo netto/oneri finanziari. Un valore superiore a 1 indica che la generazione di cassa operativa copre gli interessi passivi, garanzia di solvibilità. 
  • Politica dei dividendi: dividendo distribuito rispetto al flusso operativo netto. Distribuzioni eccessive riducono la capacità interna di finanziamento. 

Confronto settoriale 

La comparazione dei flussi con i parametri medi del settore evidenzia punti di forza e criticità. Settori a intensità di capitale elevata, come l’industria, presentano flussi d’investimento più consistenti; imprese di servizi mostrano flussi operativi più alti in rapporto ai ricavi. Il benchmarking fornisce un contesto di riferimento indispensabile per un’analisi critica e una valutazione approfondita della performance finanziaria. 

L’interpretazione dei flussi di cassa, attraverso l’esame integrato e comparato dei flussi operativi, di investimento e di finanziamento, fornisce una visione completa e affidabile della salute finanziaria dell’impresa, guidando le decisioni strategiche e operative con trasparenza e rigore. 

 

Criticità operative e soluzioni pratiche 

La costruzione del rendiconto finanziario, seppur basata su regole precise, può incontrare diverse difficoltà operative. Riconoscere tempestivamente gli errori più frequenti e adottare soluzioni pratiche permette di aumentare l’affidabilità del prospetto e di ridurre i tempi di revisione.

 

Problematiche comuni

Errata classificazione delle voci 

  1. Confusione tra variazioni operative e finanziarie: ad esempio, il mutuo acceso per finanziare scorte non correttamente suddiviso tra attività operativa e di finanziamento. 
  2. Immobilizzi classificati nei flussi operativi anziché in quelli di investimento.

Compensazione indebita di movimenti 

  1. Sommare acquisti e dismissioni di immobilizzazioni senza separare investimenti e disinvestimenti. 
  2. Compensare accensioni e rimborsi di debiti finanziari anziché esporli distintamente. 

Doppia contabilizzazione o omissione di rettifiche 

  1. Aggiungere due volte ammortamenti o accantonamenti in “altre rettifiche” e in “costi non monetari”. 
  2. Dimenticare di includere imposte pagate o dividendi erogati. 

Errore nel calcolo delle variazioni di capitale circolante 

  1. Non considerare la distinta logica di segno per attivo (variazione negativa genera cassa) e passivo (variazione positiva genera cassa). 
  2. Scarsa attenzione ai ratei e risconti, che richiedono una verifica dei soli movimenti di cassa. 

Soluzioni pratiche 

  1. Check‐list di classificazione
    – Prima di aggregare i dati, predisporre una matrice con tutte le principali voci di bilancio e la colonna “flusso di competenza” (A, B o C).
    – Convalidare ogni variazione patrimoniale con la matrice per evitare spostamenti errati. 
  2. Separazione puntuale delle entrate/uscite
    – Registrare sempre separatamente ogni operazione: acquisto, vendita, accensione, rimborso, dividendo.
    – Utilizzare note di collegamento tra partita doppia e riga di rendiconto per tracciare l’origine di ciascun importo. 
  3. Procedure di riconciliazione
    – Confrontare la somma algebrica dei flussi di ciascuna sezione con le variazioni di bilancio: attivo immobilizzato, debiti finanziari, patrimonio netto.
    – Ogni scostamento deve essere analizzato con una procedura formale di “reconciliation” e risolto prima della validazione. 
  4. Controlli automatizzati
    – Utilizzare fogli di calcolo con formule che evidenziano variazioni sproporzionate rispetto all’esercizio precedente o a valori di benchmark.
    – Applicare regole di validazione dei dati (ad esempio: flusso operativo > – fatturato; investimenti inferiori a 200% dei valori storici). 

Strumenti di controllo e check-list operative 

Per garantire rigore e affidabilità, è consigliabile implementare una check-list articolata:

 

  1. Controllo iniziale 
  • Verifica macro: A + B + C = variazione liquidità 
  • Allineamento con Stato patrimoniale

 

    2. Controllo di dettaglio 

  • Classificazione voci: ciascuna voce di bilancio mappata su sezione corretta 
  • Rettifiche non monetarie: completezza e correttezza degli importi

 

    3. Controllo delle variazioni di CCN 

  • Segno e valore delle variazioni di rimanenze, crediti e debiti 
  • Distinzione tra voci operative e voci finanziarie

 

    4. Controllo delle voci finali 

  • Conferma di imposte pagate, interessi e dividendi nel flusso operativo 
  • Separazione rigorosa di investimenti e disinvestimenti

 

    5. Conformità normativa 

  • Rispetto dei criteri OIC 10 per riconoscimento e perimetro delle immobilizzazioni 
  • Verifica del rispetto degli obblighi di informativa e di presentazione 

Best practice 

  • Documentazione puntuale: ogni variazione patrimoniale deve essere accompagnata da un riferimento a voce di bilancio e a supporto documentale (fattura, contratto di finanziamento, delibera assembleare). 
  • Revisione incrociata: coinvolgere funzioni diverse (amministrazione, tesoreria, controllo di gestione) per verifiche incrociate e prevenire errori di prospettiva. 
  • Formazione continua: aggiornare periodicamente il team sulle novità contabili, normative e sugli strumenti di automazione disponibili. 

Adottando procedure strutturate, controlli sistematici e strumenti di verifica automatizzata, l’organizzazione della costruzione del rendiconto finanziario può essere resa efficiente, riducendo i rischi di errore e migliorando la tempestività dell’informazione finanziaria. 

 

Il rendiconto finanziario come strumento di gestione

Il rendiconto finanziario non è soltanto un documento di rendicontazione consuntiva, ma si configura come uno strumento proattivo per il governo dell’azienda, in grado di supportare: 

  • Pianificazione finanziaria: proiezioni di flusso di cassa consentono di definire budget di liquidità e piani di tesoreria, prevedendo picchi di fabbisogno e periodi di surplus. L’integrazione dei flussi storici con forecast automatizzati migliora la precisione delle previsioni e aiuta a calibrare le linee di credito necessarie. 
  • Decisioni di investimento: il confronto tra flusso operativo e fabbisogno di investimento guida la scelta tra autofinanziamento e ricorso a debiti o equity, ottimizzando il costo del capitale. La simulazione di scenari “what-if” basata sul rendiconto facilita l’analisi dei progetti di CAPEX in termini di impatto sulla liquidità. 
  • Strategie di finanziamento: il monitoraggio del rapporto flusso operativo/oneri finanziari e della copertura degli investimenti orienta la politica di indebitamento, favorendo la scelta di strumenti a tasso fisso o variabile e la pianificazione delle scadenze. Il rendiconto supporta anche la negoziazione di covenant e linee di credito con banche e investitori. 
  • Valutazione della sostenibilità finanziaria: indicatori come il free cash flow e il debt service coverage ratio, calcolati a partire dal rendiconto, forniscono metriche chiave per la valutazione della solvibilità e per l’accesso a finanziamenti a condizioni vantaggiose. La capacità di generare cassa al netto degli investimenti e degli oneri finanziari è elemento centrale nelle analisi di rating interno ed esterno. 
  • Comunicazione con gli stakeholder: fornitori, clienti, investitori e istituzioni finanziarie traggono maggiore fiducia da un’analisi trasparente e dettagliata dei flussi di cassa. Il rendiconto diventa uno strumento di rendicontazione verso il board e l’assemblea, facilitando l’allineamento strategico e la governance. 

Inoltre, il rendiconto finanziario si integra con altri sistemi di reporting (cruscotti di controllo di gestione, dashboard di tesoreria, strumenti di business intelligence), trasformando dati in cruscotti dinamici per il monitoraggio in tempo reale della liquidità. L’adozione di soluzioni ERP con moduli di cash-flow analytics consente di automatizzare l’estrazione dei dati e di generare alert precoci in caso di scostamenti significativi. 

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